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Etnie

ETNIE
L'etnia Wolof rappresenta la popolazione maggioritaria in Senegal con il 43% del totale. I wolof sono presenti anche in Gambia (circa 16% della popolazione) e in Mauritania (meno del 10%). Complessivamente si parla di circa 6 milioni di individui. Il nome sembra derivi da  Lof (ovvero l'area geografica in cui ha avuto origine la popolazione). Waa-lof appunto significa "gente di Lof". I wolof hanno dato origine ad un antico e stabile regno chiamato impero Jolof, con capitale Linguere, che da metà del 1300 al 1890, ha dominato sulla stessa area attuale, ovvero quella degli odierni Senegal e Gambia. Solo nel periodo 1870-1890 l'impero si è dissolto grazie (o per colpa) all'avvento dei colonizzatori francesi.
Tradizionalmente agricoltori (coltivano miglio, sorgo e arachidi), sono diventati poi abili commercianti. Tra le "merce" trattate nel passato vi erano anche gli schiavi.
L'area dei wolof
Parlano la lingua wolof, lingua atlantica della grande famiglia delle lingue del Niger-Congo che a partire dal XVIII secolo si inizia, grazie ai primi esploratori, a scrivere (con i caratteri romani, sebbene alcuni vecchi lo scrivano ancora con caratteri arabi). Il Wolof è oggi una sorta di lingua franca in Senegal, a fianco del francese, che rappresenta la lingua ufficiale.

La maggioranza dei wolof è di religione mussulmana sunnita, la cui conversione è iniziata già intorno all'XI secolo. Tra di loro è molto diffuso il sufismo.Nonostante una antica storia con l'islam, quella dei wolofi resta una società libera, poco influenzata nei comportamenti soprattutto verso le donne. La poligamia è di fatto scomparsa nelle giovani generazioni.

Popolo fiero, dai portamenti regali (le donne sono ammirate per la loro eleganza) sono conosciuti per la loro ospitalità (teranga) che è al centro della loro cultura.
Tipici cesti wolof
Tradizionalmente sono divisi in tre "caste" (oggi nelle città queste divisioni sono pressoché scomparse): i nati liberi, i discendenti degli schiavi e gli artigiani (sono conosciuti in tutta l'area per i loro lavori con il ferro, l'oro e l'argento). Le donne intrecciano dei magnifici cesti, molto ricercati per la precisione del lavoro. I primi sono al vertice della scala gerarchica e guidano spesso i villaggi.
Come accade per altri popoli del West Africa, la tradizione orale dei wolof è raccolta e tramandata dai griot, una sorta di cantastorie e musicisti, che da secoli e attraverso l'eredità familiare consentono di conservare una cultura altrimenti a rischio di estinzione.

Oggi l'etnia wolof svolge un ruolo chiave nel Senegal moderno, sia sotto il profilo politico, che culturale ed economico.
 
Bambara (chiamati anche Bamana) sono un gruppo etnico composto da oltre 2,5 milioni di individui che vivono soprattutto in Mali (dove costituiscono l'etnia principale della popolazione). Piccole comunità vivono anche in Guinea, Burkina Faso e Senegal.
Parlano  la lingua Bambara (a volte chiamata bamanankan) del gruppo delle lingue Mande. Oggi nel Mali è anche la più diffusa lingua interetnica parlata quasi da 7 milioni di africani. Ecco, per chi vuole approfondire, un link ad un dizionario bambara-italiano, scritto dalla maliana, che vive in Italia,  Mah Aissata Fofana.
Nonostante i tentativi dei missionari di convertire i Bambara al Cristianesimo, la componente animistica tradizione è ancora largamente prioritaria nel gruppo etnico, sebbene sono in corso processi di islamizzazione. I Bambara credono in un Dio creatore, chimato Ngala, colui che mantiene l'ordine nell'Universo e che coesiste con Faro che è invece responsabile "delle questioni umane" e della crescita dei frutti della terra.
I Bambara sono degli ottimi agricoltori (miglio, sorgo e arachidi in particolare). Secondo alcuni studi, si ritiene che siano stati i primi ad introdurre l'agricoltura nell'Africa subsahariana. Sono anche dei buoni allevatori di bestiame. Contrariamente a molte altre etnie i lavori agricoli e di pastorizia sono svolti da entrambi i sessi. La struttura sociale è basata su una discendenza patrilineare e su  di un sistema di caste, con nobili e "vassalli". Sono poligamici.
La loro origine (sebbene i primi insediamenti nell'area siano datati nel 1500 a.c.) si trova all'interno dell'Impero del Mali, il regno fondato dai mandinka che dominò l'Africa Occidentale dal 1235 al 1645. Nel suo massimo splendore l'Impero occupava un'area che dalla costa atlantica si estendeva fino ad oltre Timbuctu, lungo gran parte delle rive del fiume Niger.  
Alla caduta dell'Impero del mali, si formò a partire del XVII secolo un Regno Bambara (1660-1881) con capitale Segou che raggiunse il suo apice nella seconda metà del 1700 per poi dissolversi con l'arrivo dei francesi.
Secondo alcuni storici il nome bambara fu dato dai mercanti di schiavi mussulmani per indicare i "non credenti"-
I Bambara lavorano finemente il ferro, il legno, il cuoio, la ceramica e i tessuti. In particolare le maschere bambara, utilizzate in tutti i rituali, sono costruite con uno stile, denominato segou in cui i volti sono piatti, mentre il naso è particolarmente appuntito. Vi segnalo questo sito di arte africana con molte immagini di prodotti degli scultori bambara.
 
I Fulani, conosciuti anche come Fula, Peul o Fulbe (a seconda della lingua in cui vengono chiamati), sono un popolo di circa 27 milioni di individui che vivono in una vasta area dell Africa Occidentale, dell'Africa Centrale e alcune area del Nord Africa. Nonostante siano presenti in 18 paesi di queste aree, solo in Guinea, con il 40% rappresentano la maggioranza. Parlano la lingua fula della famiglia delle lingue del Niger-Congo.
Qualcuno li ha definiti i "narcisi della savana" per il loro essere innamorati (soprattutto gli uomini) della propria bellezza.
Sono vestiti in modo molto colorato, usano l'henna intorno alla bocca e le donne amano ornarsi di bracceletti, collane e orecchini, questi ultimi spesso in oro e di grandi dimensioni. Gli uomini invece si adornano durante le feste tradizionali con caratteristiche decorazioni del viso (in particolare i Woodabe, uno dei gruppi più tradizionali, durante la cerimonia annuale del corteggiamento chiamata Geerewol in cui le ragazze scelgono lo sposo tra i giovani presenti).
Tradizionalmente sono pastori nomadi (secondo alcuni etnografi, il più vasto gruppo nomade del mondo), allevano mucche, cammelli, zebù e asini principalmente. Infatti storicamente (secondo alcuni discendono da popolazioni preistoriche sahariane migrate verso l'area del Senegal intorno all'anno 1000, e successivamente lungo il Niger) i loro scambi con le etnie di agricoltori erano basati sul baratto - latte e burro in cambio di miglio e orzo. Tutto questo fino all'inizio del 1800, quando nacque l'impero dei Fulani o califfato di Sokoto (dal nome della capitale che oggi si trova in Nigeria) sotto la guida del fulano mussulmano Usman dan Fodio che sottomise tutti i popoli del Sahara meridionale e che fu abbattuto solo agli inizi del 1900 quando giunsero in queste regioni le truppe coloniali. Da allora molti Fulani sono diventati sedentari. Tra i clan che meno hanno subito questa trasformazione vi sono i Bororo (o Woodabee, popolo dei tabù) che vivono in Niger e nella Nigeria settentrionale.
 
 
I Jola (meglio la dizione francese Diola), sono un gruppo etnico che vive in Senegal, in Gambia e in Guinea Bissau. In Senegal essi sono l'etnia principale della Casamance, la regione del Sud, che fa da cuscinetto tra la Gambia e la Guinea Bissau. Secondo gli storici, il gruppo è arrivato nell'area intorno al XIII sec., quando furono scacciati dai regni mandinka e si rifugiarono in Casamance dove l'intrigo di paludi rendeva l'accesso più difficile. Si stima che i Diola siano oggi circa 500 mila.
Parlano una lingua della famiglia atlantico-occidentale, il Jola appunto, sebbene esso sia costituito da una serie di dialetti non sempre comprensibili tra di loro. Inoltre gran parte di loro utilizza anche il creolo (quell'insieme di lingue derivate dalla fusione tra le lingue locali e le lingue dei coloni).
I Jola sono stati tra gli ultimi gruppi a convertirsi all'Islam dell'intera regione del Sene-gambia. Una esigua parte di loro ha sposato il cristianesimo, mentre permangono le credenze tradizionali - a cui i diola sono molto legati - presenti prima dell'influenza delle grandi religioni monoteistiche. 
L'area dei Jola
Hanno una struttura sociale basata sui clan, che spesso assumono nomi propri e che sembrano voler essere completamente indipendenti gli uni dagli altri. A guidare le scelte del villaggio è una sorta di consiglio degli anziani. Inoltre hanno sviluppato una struttura politica equalitaria che fonda la sua esistenza sulla coscienza collettiva e sulle scelte condivise. Grande valore ha la famiglia e le relazioni tra simili. Sono poligamici.
Sono agricoltori abili. Il riso, che è la loro principale produzione, rappresenta anche il riferimento per i riti religiosi e per l'organizzazione sociale. Coltivano poi miglio, sorgo, alberi da frutto e arachidi. Ricavano dalle palme l'olio e il vino, mentre allevano mucche e pecore. Sono diventati anche abili pescatori, vivendo lungo le acque del Casamance e delle sue numerose ramificazioni. Lavorano inoltre il legno e la terracotta, creando oggetti di grande pregio estetico.

I Jola sono noti anche come ottimi musicisti. Utilizzano uno strumento a tre corde, chiamato ekonting (originariamente, le corde oggi di nylon, erano fatte con le radici di palma) e il galire, uno strumento monocorda, suonato con un archetto.

E da notare che i Diola costituiscono la base del Movimento delle Forze Democratiche della Casamance (MFDC), che dal 1982 lotta per l'indipendenza dal Senegal e che a più riprese ha innescato scontri armati con le forze militari senegalesi.




 
 
 
 Mandingo o Mandinka o Malinke sono uno dei maggiori gruppi etnici dell'Africa Occidentale e appartengono alla più ampia famiglia del gruppo Mandè (quasi 27 milioni di individui).
Uno stima porta a 11 milioni i membri della grande famiglia dei Mandinga. Di questi 3,1 milioni in Costa d'Avorio (20% della popolazione), 3 milioni in Guinea (30%), 2,6 milioni in Mali (22%), 2 milioni in Burkina Faso (15%), 1,9 milioni in Niger (15%), 700 mila in Gambia (42%), 690 mila in Senegal (7%), 460 mila in Ciad (5%), 460 mila in Sierra Leone (8%), 240 in Liberia (7%) e 210 in Guinea Bissau (13%).
Solo in Gambia i Mandingo rappresentano il gruppo etnico maggioritario.
La quasi totalità (99%) è oggi di religione mussulmana. Tra di essi parlano un gruppo di lingue e dialetti -
lingue mandingo - appartenenti alla famiglia linguistica delle lingue mande.
I mandinga costruirono uno dei più grandi imperi del medioevo africano, l'
Impero del Mali (1235-1645), fondato da Sundiata Keita e successivamente altri regni che hanno continuato a vivere fino al periodo coloniale. I Mandinga, per la loro ubicazione costiera, sono stati i più colpiti dalla tratta degli schiavi, secondo alcuni studi un terzo della popolazione fu deportato. Gran parte degli afro-americani discende infatti dai mandingo (tra di loro le storie narrate dal famoso sceneggiato televisivo Radici).
Agli inizi del XVIII sec., a seguito dei conflitti con l'etnia Fula, iniziò la conversione all'islam dei mandinka, che fino ad allora erano animisti.
Storicamente vivono in zone rurale dedicandosi all'agricoltura, infatti la loro diffusione avviene lungo le direttrici dei fiumi (il Niger e il Gambia) alla ricerca di terreni sempre migliori. Coltivano arachidi, riso e miglio. Sono anche abili sarti. Le loro tradizioni si tramandano attraverso la tradizione orale (la lingua mandinga non è scritta), portata avanti dai "cantastorie" chiamati
griot, spesso accompagnati dallo strumento musicale tipico della loro cultura, la kora (uno strumento a 21-28 corde, con una cassa armonica costituita da un grande zucca ricoperta da una pelle di mucca o di antilope). Molti mandingo scrivono la lingua araba, poichè le scuole coraniche sono abbastanza diffuse.
I mandinga vivono in villaggi capeggiati da un anziano, i matrimoni sono generalmente combinati e ammettono la poligamia, già dall'epoca pre-islamica.
La loro cultura è ricca di tradizioni, di racconti, di musica (oltre alla kora, i mandingo sono conosciuti per i loro tamburi) e di spiritualità tramandata con grande attenzione e dovizia di particolari.
Durante il rito di iniziazione praticano la circoncisione nei maschi e quell'assurda pratica l'escissione delle grandi labbra e del clitoride nelle donne (vedi post sulle
mutilazioni genitali femminili)
Nella vita quotidiana vi è un'ampio spazio dato al rituale spirituale e alla medicina tradizione, esercitata attreverso la figura del marabout, una sorta di stregone e medico tradizionale. Nessuna decisione è presa senza aver preventivamente consultato il marabout.
 
L'etnia Toucouleur (chiamati anche Tukulor o Haalpulaar'en) e' un gruppo (appartenente alla grande famiglia dei Fulani) che vive in Africa Occidentale, in particolare nel nord del Senegal (dove sono circa il 10% della popolazione), oltre che in Mauritania, Mali, Guinea e Gambia. Sono complessivamente 1,4 milioni di individui. Parlano la lingua futa tooro, un dialetto del pulaar (Fula) una lingua della famiglia Niger-Congo, da cui peraltro deriva il nome Haalpulaar'en, "coloro che parlano pulaar". Molti di loro parlano anche l'arabo. Sono agricoltori stanziali - coltivano in particolare miglio e sorgo -, nonchè abili pescatori. La maggior parte di loro è di religione mussulmana (la conversione è avvenuta a partire dall'XI secolo), sebbene sopravvivono credenze tradizionali. Ancora oggi molti vivono ancora nelle aree rurali ma, le giovani generazioni stanno migrando verso le città. Hanno una struttura sociale complessa e molto rigida (i passaggi tra le varie classi sono infrequenti), divisa in quattro grandi classi  ed ognuno di essa divisa in dodici caste. La classe più aristocratica è quella denominata torodbe,  mentre la classe media, composta da pescatori, agricoltori e commercianti è chiamata rimbe. Nelle classi più basse vi sono i servi. Circa il 20% degli uomini toucouleur hanno più mogli, naturalmente i matrimoni avvengono rigidamente all'interno delle caste. I villaggi, generalmente piccoli, sono guidati dagli anziani aristocratici che formano una sorta di consiglio.
Vi sono parecchie discussioni sull'origine di questa etnia. Secondo alcuni essi non sono altro che l'unione tra le etnie Serer e Wolof.  

Tra il X° e il XVIII° secolo sono stati domanati da gruppi non Tukulor che si sino susseguiti alla guida del Regno Tekrur. Solo a partire dal 1850 i Toucouleur, grazie all'opera di al-Hajj-Umar costituirono un proprio regno (nell'area dal Senegal al Mali verso  Timbuktu ed entrarono in conflitto con i Bambara). L'impero Tukulor (1852-1864) era fondamentalmente una "teocrazia islamica", poichè l'intento principale dell'espansione verso il Mali fu quello dell'"islamizzazione" (una sorta di jihad o guerra di religione). Il regno durò poco, poichè fu inevitabile lo scontro con i coloni francesi e la trasformazione dell'intento religioso in una vera e propria guerra di conquista. Quando nel 1864 Al Hajj Umar fu ucciso, la disintegrazione fu inevitabile. Alla fine del 1880 i francesi avevano ristabilito il completo controllo sul territorio.
La ricerca scientifica Cheikh Anta Diop e altri hanno dimostrato che i Toucouleur sono venuti dalla Valle del Nilo. Sono essi stessi la fonte dell'antico regno di Tekrur. Il loro nome francese è una corruzione del nome di quel regno.
  Toucouleur, che sono un ramo dei Fulani, che hanno convissuto con Sérères, ma hanno anche vissuto con altri gruppi etnici: Wolof, Soninke, Mori, etc. Toucouleur creato lo stato di Futa Toro con il Fulani e il Regno di Boundou Senegal. Ci sono anche alcune famiglie Tukulor Fouta. Toucouleur erano presenti Kayor - Wolof regno - in provincia di Ndiambour a Baol e Saloum sono arrivati in ondate a partire dal Fouta Toro, a metà del XV secolo, sotto la guida di Ali Elibana Sall, poi alla fine del XVIII secolo.

I Serer (17%): sono senza dubbio elite del paese. A capo di posizioni di rilievo nell'amministrazione e capi di grandi aziende, dando loro il potere di significato storico. Il primo presidente, Leopold Sedar Senghor, era Serer (nato e cresciuto a Joal Djilor). Questo è dovuto senza dubbio alla religione Serer. I veri musulmani, Sérères formano la seconda più grande comunità cattolica del Paese. Questo è soprattutto il più antico. Il Serer sono i primi convertiti africani alla religione. Oggi il lavoro missionario è importante e cappelle o chiese hanno il loro posto in tutti i villaggi. E 'grazie alla comunità cattolica che Sérères
formano la materia grigia del paese. Infatti prima il deficit educativo a livello nazionale, le diverse diocesi hanno creato molti privati efficace come prestigiose scuole cattoliche. Marista, Giovanna d'Arco, St Michel ... formata per la maggior parte capi e alti funzionari senegalesi. Con elevate prestazioni attrezzature e qualità insegnanti Serer hanno di gran lunga il miglior paese del tasso di alfabetizzazione.
  Culturalmente e storicamente il Serer hanno un prestigioso guerrieri del passato. Le famose linee di pietra Rip Nioro stati costruiti probabilmente da questi Sérères generalmente chiamati Saloum-Saloum. Essi sono la fonte dello sport nazionale: la lotta Serere che ha fatto il piacere televisivo di Domenica senegalese. La maggior parte dei campioni sono Serer nonché ottimi lottatori Diola non scuotere il Diop Stadium Demba o manifestazioni nazionali che si svolgono. E tre stelle Serer sono a capo della disciplina: la Manga Fadiouthien Mohammed Ndao (Tyson) e Mohammed Ali.
  Si trovano sulla costa di Rufisque al confine Gambia. Penetrazione nel territorio si estende a Kaolack e Fatick. Foto a destra: lottatore, campione del torneo Fadiouth Palmarin Ngallou.



L'etnia Bassari abbraccia la regione sud–orientale del Senegal e quella nord–occidentale della Guinea Conakry, sui contrafforti delle montagne del Futa Jalon. I Bassari costituiscono un caso di studio di grande interesse per gli antropologi, per la loro struttura sociale e le loro concezioni cosmogoniche, poiché mantengono tuttora molti dei loro costumi ancestrali. Il modo di vita arcaico, primitivo, vicino alla natura, la spontaneità del loro rapporto con gli agenti naturali ispira reazioni di tipo diverso, ambigue nei loro riguardi. I popoli vicini vedono i Bassari secondo due schemi mentali: o come oggetto di curiosità, una specie di “riserva umana”, da mantenere intatta, come testimonianza d’un passato “primitivo”; o come oggetto di disprezzo, perché mantengono un modo di vita in riprovevole disaccordo con i valori e gli schemi della “modernità”.
Le difficoltà d’accesso alla zona abitata dai Bassari hanno limitato nel passato gli effetti della colonizzazione. Tuttavia essi hanno subìto nei secoli la pressione culturale dei Peul Futa, mussulmani guerrieri. Ancor oggi, nonostante la stretta coesistenza tra nuclei famigliari (i Peul danno latte ai Bassari, in cambio di arachdi), questi ultimi nutrono un sentimento profondo di soggezione verso i primi che, da parte loro, continuano a disprezzarli.I Bassari continuano a praticare la “religione degli antenati”, pur con modesti, graduali cambiamenti nelle loro credenze. Gli scambi si sono monetarizzati e i Bassari hanno adottato fucili, carrucole, pentole di ghisa, recipienti di plastica, vestiti fatti con stoffe importate. Anche le abitudini alimentari sono cambiate, con l’uso di prodotti d’importazione. I Bassari hanno conosciuto la tecnologia moderna e le regole sociali sono andate modificandosi. La società bassari era un tempo strutturata in forme matriarcali; poi s’impose il sistema patriarcale ma la discendenza ereditaria matrilineare fu conservata. Oggi il sistema giuridico dello Stato senegalese li obbliga ad adottare uno stato civile patrilineare (cosa che l’Islam non era mai riuscito a imporre). Anche la loro cosmogonia si è aperta su orizzonti più vasti, le genealogie sacre hanno incluso nuovi lignaggi e certi feticci, un tempo esclusivi d’uno specifico gruppo famigliare, oggi rispondono anche alle preghiere di membri d’etnie diverse.
Nonostante tutti questi cambiamenti, i Bassari (che fra loro si chiamano anche Biliyane) si ritengono ancora e sempre figli dei Biyil, gli spiriti tutelari, assegnati a ogni essere umano o animale, che provengono da un mondo sotterraneo, dalla topografia in tutto simile a quella della terra. Il mondo visibile e l’invisibile interferiscono in un rapporto equilibrato di complementarietà. Un Bassari non può diventare adulto se non frequenta almeno l’iniziazione, che si svolge a Koré, nel Senegal, o a Dyenyé, in Guinea. La cerimonia, però, non è di per sé stessa sufficiente. È necessario anche acquisire alcune particolari abitudini e dimostrare, con coraggio e costanza, la propria totale adesione, sia pure tacita e segreta, all’ordine sociale primitivo.


L’organizzazione sociale, fortemente coercitiva, spiega la continuità di tale cultura, nonostante le modifiche avvenute nel tempo. I principali problemi psicologici e sociali si nascono presso i Bassari che emigrano dal proprio territorio. L’emigrazione è divenuta un fatto di massa negli ultimi trent’anni, soprattutto in direzione di Dakar. L’esodo si amplifica. Andare in città in cerca di lavoro permette di sfuggire alle durezze della boscaglia e ai duri lavori della vita contadina. La città consente l’espansione di quell’individualismo che era frenato dalle convenzioni ancestrali. Dopo qualche anno di permanenza in città è pressoché certo che l’emigrante non ritornerà al “paese”, se non per qualche visita ai parenti; ma ormai il suo nuovo domicilio permanente si sarà stabilito in città. I giovani Bassari che partono per ragioni di lavoro verso la città si cambiano il nome, per proteggersi da possibili discriminazioni, poiché alcune delle popolazioni circostanti mantengono un’opinione fortemente negativa dei Bassari, visti come un popolo primitivo e ateo, perché hanno rifiutato l’Islam.
I Bédiks sono un popolo dell'Africa occidentale che vive principalmente nel sud-est del Senegal, nel quartiere di Bandafassi, vicino al confine con la Guinea. Essi sono una delle minoranze più piccole (1% della popolazione).  Bédiks sono stati poco colpiti dall' islamizzazione. I Bédiks hanno contatto con altri gruppi etnici minoritari nel paese (Bassari, Serere), parlano la propria lingua e hanno fatto una religione che unisce le credenze tradizionali ed elementi Cattolicesimo.
I loro antenati sarebbero Keita e famiglie Camara dal Mali dopo una guerra iniziata da Alpha Yaye dalla Futa Jalon.
Vivono in alcuni villaggi in quota, spesso di difficile accesso, che elyes Alta, Bantata, Inéré, Etyès Olanda, Mangamas, Andyèls, Etyowars, Iwols, Landinis, Andiels, Bandafassi o Ibel. I Bédiks sono tipicamente di religione tradizionale e credono in un dio creatore e la resurrezione del corpo dopo la morte. Alcuni sono cristiani e Iwol ha una chiesa..  E 'stato chiamato il "Popolo della valle felice" a causa dei numerosi festival che celebrano:


Il "Manindam" è gli adolescenti cerimonia di iniziazione, chiamato "Padre degli spiriti". Corre da aprile a maggio

Il "Gamond" si celebra tra maggio e giugno, con il tema della fertilità e della pubertà, la pioggia e la salute.

"Eyamb" è un festival che si svolge in giugno o luglio, festa della pubertà, ma specificamente dedicato alle ragazze non sposate.

Il "Matyang" si celebra in novembre o dicembre.




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Sama Africa

Ricordo lo sguardo di un dolce bambino colori esaltanti del mare al mattino deserto e baobab tra dune e sentieri dinnanzi ai tubab di oggi e di ieri e per chi in fondo al cuore ha delle questioni è questo il paese delle soluzioni amore e sorrisi ci hanno ammaliati movenze e tam tam ci han divertiti un GRAZIE di cuore ai tanti africani che verso di noi han teso le mani...