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STORIA

STORIA DEL SENEGAL

 

 
 
 
 
 
All'estremo occidentale della grande fascia di territorio distesa tra l'Atlantico e il Mar Rosso, troviamo quella che gli arabi antichi chiamavano "Bilad - as - Sudan" il paese dei neri, in altre parole l'Africa.
Il Sénégal fu una delle prime zone dell'Africa occidentale ad essere abitata da esseri umani, tra il VI ed il V millennio a.C. a sud delle verdi praterie del Sahara neolitico, prima che la desertificazione allontanasse cacciatori e pescatori e riducesse a polvere le acque vive e i pascoli, l'area del delta interno del Niger brulicava di attività umane. Gli abitanti della Valle del Niger avevano inventato l'agricoltura e selezionavano e sfruttavano il sorgo, il miglio, alcune varietà di riso, il sesamo, il fonio e più a sud, l'igname, la palma da olio e la cola. Da questo centro di gravità si diffusero verso nord e nord-est le grandi invenzioni civilizzatrici che crearono le condizioni materiali di autonomia alimentare e di vita domestica su cui si sarebbero poi sviluppati i grandi regni nilotici. Fino ai primi secoli dell'era cristiana le informazioni riferite all'attuale Senegal sono quasi esclusivamente di carattere paleontologico. I ritrovamenti di resti umani e utensili in pietra nell'area di Dakar e lungo il corso del fiume Senegal, rivelano che l'antropizzazione del territorio risale al Paleolitico inferiore. La storia del Senegal antico non può essere separata da quella dei grandi imperi sorti nell'Africa occidentale tra il IV e il XVII secolo: l'Impero del Ghana (IV - XI sec), del Mali (XIII-XVI sec.) e di Gao (fine XV-XVII sec.). L'Impero del Ghana, è nominato per la prima volta nel 970 d.C. da Ibn Hawkal, che viaggiò da Bagdad alle rive del Niger e lo descrisse come il paese più ricco della terra per via dell'oro. Nel 1076 gli Almoravidi conquistarono e distrussero la capitale del Ghana e in pochi anni la struttura dell'impero si disgregò; quasi contemporaneamente più a sud, un gruppo di Chefferies, che dominava sul territorio compreso tra l'Alto Senegal e l'Alto Niger, diede origine ad un processo di fusione da cui prese il via l'Impero del Mali, uno dei più splendidi tra gli imperi Africani. La potenza e la ricchezza dei suoi sovrani arrivò fino all'Europa, dove nel 1339, il cartografo Angelo Ducert lo rappresentò nella Carta del Mondo.
I REGNI ANTICHI
Il grado di centralizzazione degli imperi del Sahel, può essere rappresentato da tre cerchi concentrici:
- un nocciolo centrale, costituito dal territorio che era sotto l'influenza diretta dell'imperatore;
- i regni annessi, retti da sovrani relativamente autonomi ma tributari dell'imperatore;
- la periferia che costituiva una specie di protettorato. Riconosceva l'autorità del centro senza però essere ad esso sottoposta da legami formali. I piccoli regni senegalesi appartenevano a quest'ultima categoria.Gran parte dell'attuale Sénégal occupava, infatti, una posizione relativamente periferica e non fu lai integrata ad impero.
Il primo regno senegalese di cui si abbia memoria storica, è quello del TEKRUR, tributario dell'impero del Ghana, posto lungo il corso medio e inferiore del fiume Senegal. Nell'XI secolo, il suo re, accolse amichevolmente le avanguardie dei berberi islamizzati che discendevano dal sud del Marocco e permise loro di fondare un monastero fortificato su un'isola del fiume vicino a Tokotor, la capitale. L'introduzione forzata dell'ISLAM fu tale da indurre il re a rompere il vassallaggio nei confronti del Ghana Animista e da cambiare la storia e ridisegnare la fisionomia culturale dell'Africa Subsahariana. Il proselitismo offensivo dei monaci guerrieri chiamati Al-Marabittun (da cui trarrà il proprio nome la dinastia degli Almoravidi), raccolse intorno alla nuova religione, un gran numero di fedeli, nativi del luogo. Espandendosi verso est, gli Almoravidi e i loro nuovi proseliti, conquistarono Aoudaghost (grande centro commerciale al termine delle piste transahariane) e, rapidamente, divennero tanto potenti da portare i loro attacchi fino al cuore del Ghana. Alla metà del XII secolo, il loro astro era già tramontato ma, la loro opera, avrebbe avuto conseguenze enormi. L'offensiva aveva irrimediabilmente indebolito l'impero. Fino alla metà del XIV secolo i piccoli regni del corso inferiore del Sénégal e della costa, avevano vissuto nell'orbita del regno del TEKRUR in quell'epoca chiamato Fouta-Toro. Tra di essi, nel corso del XIII e XIV secolo, assunse progressivamente importanza il regno di Jolof considerato la culla della civiltà senegalese. Questo regno, in breve, estese il suo controllo su tutta la regione, inglobando i regni Wolof del Walo, del Radyer (Cayor), del Baol, del Dimai e parte di quello di Bambouk altre al regno Sérére del Sine-Saloum Il prestigio formale del regno del Jolof non venne meno neppure quando il trasferirsi dei commerci alle vie marittime dette il via al declino dei regni dell'Africa Nera: i loro quattro secoli d'oro si chiudevano proprio quando l'Europa si affacciava al suo Rinascimento.
SOCIETÀ E POTERI NEL SÉNÉGAL PRECOLONIALE
La storia precoloniale del Sénégal, copre un periodo compreso tra dieci e sedici secoli. In questo lasso di tempo si è delineata la specificità sociologica del paese, legata alla presenza di etnie diverse, ognuna con proprie regole di parentela e organizzazione. Alcune comunità a struttura molto semplice non possedevano organizzazione statale e l'autorità politica non superava il confine del villaggio. Altre erano fortemente gerarchizzate ed avevano espresso stati in cui i poteri erano centralizzati. Complessivamente, comunque, ad esclusione dei Djola e dei Balente della Casamance (che vivevano in società relativamente egualitarie, senza caste, né schiavitù, la popolazione del territorio dell'attuale Sénégal viveva, allo sbarco dei portoghesi, già da oltre un millennio nel quadro di stati organizzati, che sul piano delle strutture e della vita democratica potevano rapportarsi ai loro omologhi, della stessa epoca, situati a nord del mediterraneo.
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LE CASTE
La divisione in caste aveva un significato essenzialmente tecnico, cioè esprimeva la necessità di una distribuzione funzionale del lavoro sociale. Solo più tardi le caste assunsero il valore di una gerarchia sociale. I regni Wolof (che per molti aspetti possono essere considerati rappresentativi dei regni senegalesi precoloniali) si basavano su una struttura sociale fortemente gerarchica. Il vertice era riservato alla nobiltà (GARMI) a cui toccavano esclusivamente gli affari della politica, della guerra e le responsabilità della sicurezza collettiva. Al di sotto di questa aristocrazia si trovavano i cittadini (GER) che gestivano gli affari.Tra questi quelli economicamente più deboli erano i BADOLO. Le attività artigianali erano prerogativa della casta dei Neno. Ogni casta artigianale monopolizzava un'attività economica e l'appartenenza alla casta era ereditaria. La tradizione ha, in buona parte, mantenuto fino ad oggi questa disposizione. Solo con approssimazione si può definire un ordine di subordinazione tra le caste. Indicativamente la casta più alta era quella dei fabbri, seguita da quella dei falegnami, degli scultori, dei pellai, dei tessitori. I griots (Gewel in Wolof) formalmente occupavano la posizione più bassa, ma il controllo che esercitavano sulla magia della parola, conferiva loro uno status singolare. Alle corti dei re, questi artisti e intellettuali svolgevano la
funzione di storici e biografi del regno e la loro opinione poteva essere determinante nelle decisioni importanti. Oltre al compito di divertire (erano considerati alla stregua dei giullari), i griots avevano anche quello di giustificare il presente attraverso l'evocazione del passato e di ricollegare i viventi, con prodigiosi sforzi della memoria, ai loro antenati risalendo attraverso le generazioni, fino al mito. Essendo i consiglieri dei re e i cantastorie dei ricchi, la casta più bassa della società ispirava insieme rispetto e timore, quindi regnava su tutto e tutti.


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L'ARRIVO DEGLI EUROPEI E LA TRATTA DEGLI SCHIAVI
Dal Bilad-as-Sudan, il paese dei neri, le carovane arabe portavano a nord oro, cola, gomma arabica, pelli, pepe, avorio e, a volte, schiavi prigionieri di guerra di alcuni regni africani donati come merce di scambio. Dal Magreb e dall'est, invece, sale, barre di ferro e di rame e manoscritti. Il "troc" fu la prima forma di commercio. Fino a quel momento l'area del Sénégal, se si escludono le sue relazioni storiche con l'Africa del nord attraverso le vie transahariane, non aveva avuto contatti con l'estero.L'arrivo degli europei significò, quindi, una sconvolgente novità anche poiché le disparità delle forze in campo fece si che i regni senegalesi fossero attratti nell'orbita del sistema economico europeo. I primi contatti dell'Europa medioevale con l'Africa Occidentale risalgono al 1444, quando alcuni commercianti portoghesi (all'epoca la più grande potenza navale d'Europa) sbarcarono a Dakar e si stabilirono sull'isola di Gorée. Per circa 150 anni le loro navi navigarono lungo la costa alla ricerca di schiavi neri, caricandone, ogni anno, un migliaio per darli alle corti e ai palazzi in patria (una nota ricercata di esotismo e di bon ton). Sulla scia dei portoghesi, entrano in scena olandesi, inglesi e francesi, tutti spinti dalla potente molla dell'espansionismo mercantile. Il modesto interesse iniziale per questi paesi, incomparabilmente meno ricchi e affascinanti di quelli del nuovo mondo, aumentò non appena il sistema delle piantagioni di canna da zucchero nelle indie occidentali cominciò a richiedere una sempre maggiore quantità di mano d'opera a basso costo. L'Africa occidentale si presentò allora agli occhi dei conquistatori delle Americhe come un gigantesco serbatoio di uomini docili e robusti cui attingere con poca spesa e pochi rischi. Si avviò, così un commercio triangolare: dai porti europei salpavano, verso l'Africa, navi cariche di barre di metallo, armi, stoffe, alcool, tabacco e perline. Qui, vuotate le stive dal carico, venivano riempite di schiavi destinati ad essere scambiati nuovamente in America con zucchero, cacao, caffè e tabacco. Per tutto il secolo successivo, le nazioni europee continuarono la tratta degli schiavi e il commercio di merci lungo le coste dell'Africa occidentale, sempre appoggiati da potenti re africani i cui eserciti facevano incursioni tra le tribù della regione per procurarsi gli schiavi. Ovunque si insediassero gli europei, gli schiavi costituivano sempre "la merce" più esportata e la brutalità in cui avveniva la vendita è testimoniata dalle prigioni sotterranee della Casa degli schiavi sull'isola di Gorée (costruita dagli olandesi verso la metà del XVII secolo). Il criterio di scelta cessò di essere la posizione sociale dello schiavo e divenne solo la "qualità": gli uomini dovevano essere giovani e forti e le donne giovani e belle. Per non essere esclusi dagli enormi progetti di traffici transatlantici, i francesi, a loro volta, aprirono un'agenzia commerciale alla foce del Sénégal. Questo era uno dei primi atti stipulati tra le potenze europee in cui queste si assegnavano un ruolo di tutela sul continente africano con il conseguente diritto di dividerselo. Tuttavia, quasi quattro secoli di presenza bianca, avevano avuto grande influenza sia sul piano economico che su quello sociale e politico. Nel XVIII secolo la città di Saint Louis, si sviluppò e acquistò grande importanza. Nel 1815, quando il congresso Vienna bandì il commercio degli schiavi, i francesi dovettero cercare nuove fonti di ricchezza e ciò inaugurò un nuovo periodo per il Sénégal, periodo segnato da un avvenimento determinante, l'annessione alla Francia. Nel 1816 Luigi XVIII nominò un colonnello, suo rappresentante e amministratore per il Sénégal e i territori limitrofi. Il compito dell'amministratore era di avviare la colonizzazione agricola all'interno, puntando sulla coltivazione dell'arachide e del cotone. Questo progetto, che si infranse però contro una serie interminabile di difficoltà che andavano dall'instabilità politica del paese, alla mancanza di manodopera, all'ostilità degli abitanti e all'opposizione delle autorità locali, fallì finché nel 1845 Louis Faidherbe venne eletto Governatore, si stabilì a Saint Louis, occupò la zona bassa del fiume Sénégal e obbligò gli abitanti del posto a coltivare le arachidi. In soli cento anni riuscì a rendere l'amministrazione della colonia autosufficiente. Faidherbe venne, a ragione, considerato il fondatore del Sénégal moderno.
 
LA RESISTENZA
I piani di Faidehrebe ebbero inizio con la resistenza delle popolazioni locali. Dal 1852 al 1864 il santo-guerriero ELHADJ OMA, condusse un guerra santa nell'est del paese, scontrandosi ripetutamente con i francesi. Nel Kajor, il Damel Lat Dior Diop, tra il 1862 e il 1886, si oppose con violenza all'invasione e contrastò aspramente la costruzione della ferrovia tra Dakar e Saint Louis. Anche l'ultimo Bur del Jolof Al-Bouri, dopo essere stato loro alleato, si schierò contro i francesi, combattendoli fino al 1889, mentre più a sud, alla frontiera con la Gambia, il marabout Maba Diakhou, lottò invano contro i bianchi dal 1865 al 1867. Nel 1882 i francesi considerarono la pacificazione del Sénégal abbastanza avanzata da consentire l'insediamento di un governo civile.
IL PERIODO COLONIALE
Alla conferenza di Berlino del 1884-85, in seguito a quello che fu definito "l'assalto all'Africa", gli stati europei si suddivisero tutto il continente. A Gran Bretagna, Germania e Portogallo andarono gran parte dell'Africa orientale e meridionale, mentre alla Francia fu destinata quasi tutta quella occidentale. Alla fine del XIX secolo, l'Africa occidentale francese si estendeva dall'Oceano Atlantico fino all'odierno Niger. Il Sénégal fu scelto come sede del Governatore Generale della Federazione. Già prima di questa colonizzazione, a partire dal 1848, i delegati senegalesi potevano far parte del Parlamento francese (anche se dovevano essere bianchi o di razza mista). Nel 1887 la Francia aveva già concesso la cittadinanza agli africani che vivevano nelle quattro città più importanti (Dakar, Gorée, Saint Louis, Rufisque) ma anche tra questi, solo una piccola percentuale riuscì ad esercitare effettivamente il proprio diritto di voto. Da questo derivavano pesanti obblighi di lavoro, forzato e gratuito che i senegalesi erano tenuti a fornire per la realizzazione di opere di pubblica utilità. La prima scuola pubblica fu costruita da Faidherbe nel 1855 a Saint Louis: "La scuola degli Ostaggi", frequentata dai figli dei capi, che all'uscita di questa scuola, conoscevano meglio la storia dei Galli che quella dei loro antenati. Nel 1910 fu fondata a S.Louis "L'Aurore de St.Louis", e due anni dopo, nasceva "Jeune Senegalais", prima associazione che dava forma ai desideri della nascente borghesia autoctona e del ceto medio. La seconda guerra mondiale significò per il Senegal la scomparsa dei prodotti di importazione, l'indebolimento del mercato e la requisizione da parte dei francesi di tutto il raccolto ed una gran parte della popolazione giovane inviata alla guerra. Nel 1945 alle prime elezioni del dopoguerra, Lamine Gueye fu eletto nel "Collegio dei cittadini" e Senghor in quello dei "sudditi" dell'interno. Subito si delineò una contrapposizione fra i due a causa del diverso atteggiamento verso la "madrepatria". Nel 1948 Senghor fondò il "Bloc Democratique Senegalais", un partito che concentrerà la propria attenzione politica sul mondo rurale e le minoranze non Wolof., che gli dettero una vittoria schiacciante alle elezioni politiche del 1951. La sua visione politico culturale troverà espressione nel contestato concetto di "nègritude", termine coniato dal poeta caraibico Aimè Cèsaire, per definire la coscienza e l'accettazione della cultura e della storia negro-africana. L'idea della "nègritude", nata inizialmente per esprimere un sentimento di reazione alla cultura coloniale, perderà presto il suo vigore politico, riducendosi all'esaltazione letteraria di un mitico passato pre-coloniale e di un'Africa tradizionale innocente e pura. Il 1954 fu un anno infausto per l'anima coloniale della Francia: il generale Gap chiuse a Dien Bien Phu il capitolo indocinese e lo stesso anno il Fronte di Liberazione Algerino iniziò la lotta per l'indipendenza. La Francia cominciò a domandarsi se avere ancora le colonie fosse un buon affare e nel 1956 fu approvata la Legge Quadro che dava una semi autonomia alle colonie.In Senegal essa abrogava le distinzioni tra sudditi e cittadini e concedeva il suffragio universale a uomini e donne. Il 13 maggio 1958 il putch militare di Algeri provocò il crollo della Quarta Repubblica e il ritorno di De Gaulle.La nuova Costituzione prevedeva la ridefinizione dei legami tra la Repubblica ed i popoli ad essa associati. Il Senegal preferì non uscire dall'ombrello francese e rimanere in una organizzazione in cui la Francia continuava a dare il La, mantenendo per sé il controllo della politica estera e tutte le decisioni in materia economica.
I TEMPI MODERNI
Nel 1960, il 28 settembre la Repubblica del Senegal e il Sudan francese, che si chiamerà Repubblica del Mali, entrarono separatamente all'ONU. La Costituzione della Prima Repubblica Senegalese era ricalcata sul modello francese e Senghor e Dia si erano aggiudicati le due massime cariche di presidente della Repubblica e di presidente del Consiglio. In presenza del potere le loro differenze di stile personale e di posizioni politiche divennero sempre più nette. Il primo era un conservatore filofrancese, il secondo era più favorevole a riforme rapide, radicali, contrario all'ingerenza delle confraternite musulmane. Il contrasto fra i due superò il punto di non ritorno, quando Dia propose il piano economico quadriennale, che metteva il pericolo l'influenza delle imprese private francesi. Accusato di attentato alla Costituzione, Dia venne arrestato e condannato all'ergastolo. La crisi della Prima Repubblica portò ad una revisione costituzionale e di orientamento decisamente presidenziale. Fu abolita la carica di Primo Ministro e della proprietà collettiva, e si delineò la tendenza ad un regime a partito unico. Alla fine del 1966 tutti i partiti dell'opposizione erano scomparsi. In assenza di organizzazioni politiche furono gli studenti ed i sindacati a scendere in piazza per protestare, e a Dakar raggiunsero particolare asprezza. Senghor reagì a tutto questo ripristinando la carica di Primo Ministro che fu data ad un giovane tecnocrate, Abdou Diouf, pupillo del presidente. Nella prima metà degli anni 70 la situazione economica si aggravò, le elezioni del 73 si svolsero in un clima di intimidazioni tali che riportarono Senghor al potere, ma nel 1974 si costituì il PDS, il Partito democratico senegalese fondato da Abdoulaye wade, che fu il primo segnale di cambiamento. Solo a partire dal 1976 si ritennero arrivati i tempi maturi per ufficializzare la liberalizzazione del regime. Ai prigionieri politici fu concessa l'amnistia e Mamadou Dia ritornò in libertà, fu resa inoltre possibile la formazione di partiti dell’opposizione.. la Costituzione ammetteva solo tre partiti che dovevano avvalersi delle tre correnti di pensiero stabilite per legge: democrazia liberale, democrazia socialista, comunismo o marxismo- Leninismo. Ecco quindi il PDS di Wade, il PS di Senghor, il PAI di Majhmout Diop. Nel 1978, Senghor riottenne la riconferma del suo quinto mandato, in un clima sempre più aspro e di assedio. Nel 1980, "Le Monde" annunciò le imminenti dimissioni di Leopold Senghor. Ufficialmente egli si congedava per motivi di età, lasciandosi dietro una situazione spinosa. Studenti e insegnanti erano di nuovo in agitazione e la siccità e l'aumento del prezzo del petrolio rendevano sempre più critico il momento economico. Dal punto di vista politico, Senghor lasciava una eredità più positiva: quasi un caso unico nella storia Africana, egli aveva mostrato tolleranza e rispetto per le regole del gioco democratico, non aveva mai troppo abusato del potere politico ed era riuscito quasi sempre a sopportare l'opposizione, evitando che il regime prendesse forme apertamente dittatoriali. Il 1 gennaio 1981 Abdou Diouf, prestava giuramento come nuovo presidente della Repubblica Senegalese. I suoi primi atti politici furono insieme di continuità e di cambiamento. Diouf mantenne agli incarichi i vecchi baroni di Senghor, ma abrogò le limitazioni al numero dei partiti. Alle elezioni del 1983, vi erano già 15 partiti, ma grazie alle confraternite musulmane, quelle dei Mourides e dei Tidjanes, Diouf ottenne una vittoria netta. Nell'ultimo decennio, il Senegal di Diouf, due volte riconfermato presidente nelle elezioni del 1988 e del 1993, ha visto approfondirsi gli squilibri e le difficoltà che avevano già caratterizzato i primi vent'anni della sua vita di stato indipendente: sviluppo industriale carente, difficoltà di diversificazione della produzione agricola, presenza di un apparato burocratico- amministrativo oneroso e inadeguato, mancanza di una autonomia finanziaria e conseguente vertiginoso aumento del debito estero.









































































































































































































































































































































 

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Sama Africa

Ricordo lo sguardo di un dolce bambino colori esaltanti del mare al mattino deserto e baobab tra dune e sentieri dinnanzi ai tubab di oggi e di ieri e per chi in fondo al cuore ha delle questioni è questo il paese delle soluzioni amore e sorrisi ci hanno ammaliati movenze e tam tam ci han divertiti un GRAZIE di cuore ai tanti africani che verso di noi han teso le mani...