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Talibè

 Talibè

Ogni giorno in Senegal i miei occhi incontrano quelli di almeno un centinaio di bambini che vagano per le strade come fantasmi, soli o in gruppo. Alcuni non hanno documenti e non hanno diritti: praticamente non esistono per la legge. Le loro famiglie sono lontane e forse non le rivedranno mai, ma hanno un nome e se glielo chiedi, te lo diranno. Sono magri e scalzi, vivono in condizioni igieniche precarie ed hanno una latta vuota in mano con cui chiedono cibo per sfamarsi o soldi. Sanno che se non raccoglieranno denaro a sufficienza, al calar del sole, al ritorno in quella che dovrebbe essere il luogo di gioia e sicurezza per un bambino, troveranno solo la violenza, come testimoniato da questo articolo in francese(..articolo pubblicato su Seneweb.) L'articolo parla di un bimbo di Kaolack picchiato quasi a morte dal suo marabù per soli 200 franchi. Questa storia è venuta a galla, ma mi fa male pensare quanti bimbi vengono maltrattati ogni giorno psicologicamente e fisicamente da questi "marabù" che non verranno scoperti perché il destino è crudele alle volte..
Non ci sono parole per scrivere quanto il mio cuore mi fa male a pensare che alcune famiglie danno in mano a degli sconosciuti marabù i loro figli, è una roba allucinante per me, spero che un giorno i bambini andranno tutti a scuola, quella normale, dove impari la matematica, la storia, la geografia, perché i bambini sono tutti uguali e hanno tutti il diritto di avere un bel ricordo della loro infanzia.. nessun bambino è nato per mendicare soldi in giro per le strade per portarli al marabù, nessun bambino deve essere picchiato, abbandonato a se stesso, i bambini sono il futuro... spero un giorno di non vedere più bambini per strada a mendicare...YALLA BARNA...
Sono i Talibè (la parola deriva da Taliban, studenti coranici,), bambini invisibili.. bambini tra i 3 e i 15 anni provenienti dai villaggi non solo del Senegal, ma anche del Mali, del Gambia, e delle due Guinee. Sono inviati dai loro genitori presso le Daara (scuole coraniche,) dirette da maestri coranici che vengono chiamati Marabu, per apprendere il corano e i precetti dell’Islam. L’Islam in Africa occidentale appartiene alla più mistica delle correnti Sufiste ed i Marabu oltre che maestri sono anche delle guide spirituali che fabbricano talismani per i loro discepoli dotati delle più svariate potenzialità: i Gri Gri.
In origine le Daara erano un elemento integrato nel villaggio e la funzione dello spoglio dagli averi materiali e della ricerca dell’aiuto della comunità era di irrobustire la personalità dei bambini. Era la comunità stessa che si prendeva mutualmente cura dei Talibè, ciascuno offrendo una parte dei suoi averi. Al Marabu inoltre veniva concesso un campo dove i Talibè lavoravano.
Tuttavia oggi alcuni mutamenti economici e geografici nella società senegalese hanno avuto un impatto profondo sulle scuole coraniche: il denaro – divenuto uno degli elementi principali che regola le relazioni tra gli individui – insieme all’urbanizzazione selvaggia della città di Dakar hanno causato una profonda distorsione delle Daara che si sono moltiplicate in maniera esponenziale negli spazi urbani. Con loro, anche il numero dei Talibè è cresciuto senza alcun controllo. Molti Marabu inoltre hanno deciso di sfruttare questa manodopera minorile per il loro fabbisogno e arricchimento personale. L’elemosina non viene più praticata quindi per irrobustire la personalità del bambino ma per raccogliere dei tributi che egli dovrà versare al suo maestro.
Il risultato è una piaga sociale che ha dato luce ad una inversione dei ruoli: se normalmente in una società sono gli adulti a prendersi cura dei bambini nutrendoli e provvedendo al loro fabbisogno, in questo caso sono i bambini a nutrire e provvedere ai fabbisogni degli adulti. E’ inoltre possibile che con lo scopo di incentivare le famiglie ad inviare nuovi bambini, alcuni Marabu inviino loro parte del denaro nei lontani villaggi. Per comprendere meglio questo fenomeno segnaliamo il film documentario di Thierno Ibrahima Sané, “Business Talibe” che offre un importante contributo visuale per coloro i quali non abbiano mai vissuto la quotidianità senegalese.
Provate se andate in Senegal tutti i giorni a regalare un sorriso alla maggior parte di loro con una smorfia, una caramella, o una canzone. Non voglio dare denaro per alimentare questa assurda spirale. Non riesco a perdonarmi il fatto che a volte anche io sono costretta ad ignorarli sebbene in ogni momento desideri avere la possibilità e i mezzi per oppormi a tutto questo, e per porre fine alla loro presenza nelle strade.
Oggi scrivere e portare tutto questo a conoscenza di alcuni è uno dei pochi modi che ho per aiutare quei bambini. Seppur non in grado di eliminare il fenomeno almeno si è in grado di lottare contro di esso e per fortuna molte sono le realtà nate dalla società civile con lo scopo di contrastarlo.

Ibrahima Sow in questo articolo in francese racconta la sua esperienza: http://www.seneweb.com/news/Societe/daara-au-s-n-gal-ibrahima-sow-raconte-son-calvaire_n_3231.html

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Sama Africa

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